Tabarly insegna. Di solito, navigando in equipaggio, le faccio indossare a tutti di notte, oppure se ci sono condizioni brutte anche di giorno. Da solo la tengo ***sempre***, notte e giorno, non scherziamo: uno fa la fine del coglione, a cadere in acqua in mezzo al mare in una bella giornata di sole con zero vento e il pilota automatico inserito ....
Anni fa avevo adottato questo stratagemma, per poter disinserire il pilota dall'acqua in caso fossi caduto:
Seguendo un suggerimento che avevo letto su di una rivista, appronto anche un sistema di sicurezza per evitare che, se dovessi cadere in mare con il pilota automatico in funzione, la barca continui ad andare come se niente fosse. Passo una cimetta in un bozzello sul paterazzo, e quindi faccio una gassa intorno al braccio del pilota automatico. Tirando la cimetta, il braccio si solleva e libera la barra del timone. L’altro capo sarà filato in mare quando il pilota verrà messo in funzione, permettendo così di disinserire il pilota anche dall’acqua. Anticipo, se qualcuno fosse interessato, che il sistema non funziona. O almeno, così com’è non va bene. Innanzitutto, disinserendo il pilota la barca si ferma solo se si sta andando a vela. La barca infatti lasciata senza governo prima o poi cambia di bordo, e con il fiocco rimasto a collo si mette da sola alla cappa o quasi, agevolando un’eventuale operazione di risalita. Se invece si sta andando a motore, come è generalmente il caso quando si utilizza il pilota automatico, è meglio legare la scottina non al braccio del pilota, ma alla leva dell’invertitore, in modo che tirandola si disinserisca la marcia. E, soprattutto, l’altro lato della cima non deve essere buttato a mare, con i rischi immaginabili di cui dirò tra breve. La scottina deve essere corta, e sporgere appena dalla poppa, a filo dell’acqua. Tanto, se non si è legati alla barca con la cintura di sicurezza, le probabilità di acchiapparla sono comunque minime.
Ma queste modifiche le penserò in seguito. Adesso tutto è pronto. Ho deciso di partire di notte, in modo da passare lo Stretto con la luce del sole. Sono le 11 di sera; la luna è propizia, il vento è calato e ora tutto tace. Il porto sembra uno stagno. Solo una barca, silenziosa, lascia gli ormeggi e si allontana piano nella notte...La navigazione procede nel migliore dei modi, in particolare il pilota automatico funziona benissimo. Fino alle cinque del mattino, quando per qualche motivo (un’onda, un’alga) il cordino del cazzo si mette in tensione e sblocca il pilota automatico; la barca fa mezzo giro su se stessa, il cordino finisce nell’elica, il motore sussulta e si ferma e io mi ritrovo alla deriva, nella notte silenziosa. E vabbé, capita.
[questo brano è parte di una storia più lunga ... magari tra qualche giorno metto online il racconto ...]
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